... agli occhiuti dirigenti dei piani alti, i quali, dopo essersene accorti, fecero così tante pressioni che “il libro di Buscaroli” fu tolto dalla bibliografia del corso.

Mi ricordo che ero stata io a presentare a mio padre quel professore: era una mia conoscenza e mi faceva sempre mille domande su di lui e alla fine li feci incontrare. Andarono subito d’accordo su due cose: Federico II e un immedicabile e fallito amore per l’Italia.

Mi ricordo che il direttore di un giornale di Bologna non volle far uscire un appassionato necrologio per la morte di mio nonno Corso Buscaroli, insigne latinista, interprete di Virgilio e di Orazio e fondatore del liceo classico di Imola.

Mi ricordo che il babbo si laureò in giurisprudenza con Giovanni de Vergottini al solo scopo di far riaprire il processo a suo padre, incarcerato nel 1945, condannato nel 1946 e morto nel 1949. Nel 1960 la Cassazione ne riconobbe l’innocenza.

Mi ricordo di mia figlia che suonava il pianoforte nella stanza accanto a quella dove il babbo stava scrivendo e ricordo che mio padre, di solito così insofferente agli errori, uscì all’improvviso dal suo studio, rapito dall’esecuzione perfetta e ricordo anche il suo volto in quel momento. Mia figlia è la dedicataria del Beethoven.

Mi ricordo una frase che ho letto in una lettera del babbo. La nonna, dopo i fatti di Imola dove Piero, un ragazzino, rischiò di essere ucciso dai partigiani, lo aveva spedito a Roma da Mario De Bernardi, il famoso aviatore e colonnello pilota dell’Aeronautica militare italiana, la cui figlia è tuttora vivente e simpaticissima. Nella capitale mio padre iniziò a collaborare con Longanesi e a scrivere a casa molte lettere. In una di queste c’è scritto: “Spero di togliermi di dosso tutta questa ignoranza che mi pesa molto”.

Mi ricordo che mio padre ha studiato da solo il tedesco. In tante cose era un autodidatta assoluto.

Mi ricordo che su tutti i comodini di mio padre, sia nella casa di Bologna che in quella di montagna, c’era sempre un Virgilio completo. Penso che anche mia sorella maggiore Francesca, che nella vita fa la commercialista, e mio fratello minore Corso, avvocato, si ricordino di questo particolare.

Mi ricordo della profonda ammirazione che mio padre nutriva per Mario Praz, al punto da far copiare da un artigiano, su suggerimento dello stesso Praz, la bianca biblioteca in stile Impero che capeggiava nella “casa della vita” dell'anglista. Il mobile è ancora da noi.

Mi ricordo che esiste, inedito, un bellissimo carteggio Piero Buscaroli – Mario Praz.

Mi ricordo del bel successo dell’edizione dell’Iconologia di Cesare Ripa che mio padre aveva approntato per Fògola: un’edizione molto “pratica”, definizione inventata da lui, ancora oggi ricercata dagli artisti.

Mi ricordo dello stranissimo sistema di catalogazione che mio padre usava per il materiale di lavoro: sottili cartelline che disponeva in un ordine che potrei definire concentrico.

Mi ricordo che per le ricerche su Bach mio padre non si recò mai nella DDR e soltanto dopo la caduta del Muro facemmo insieme un viaggio a Jena, Weimar, Lipsia...

Mi ricordo che il Bach, pubblicato negli Oscar Mondadori, andò benissimo: 25 edizioni. Era tutt’altro che un Oscar come quelli che, quand’ero ragazza, un edicolante di Riccione riusciva a mettere in un espositore per cartoline. Era davvero un Oscar anomalo: 1200 pagine. Una rilettura totale di Bach: non più “quinto evangelista”, come nella vulgata comunista-protestante, ma un genio che arrivava persino alla parodia di se stesso.

Mi ricordo la prima edizione de Le stanze della musica del 1976.

Mi ricordo che all’epoca esisteva ancora l’assegnazione delle cattedre per chiara fama: mio padre iniziò così a insegnare nei Conservatori.

Mi ricordo che la lettera di Raffaello sullo stato delle antichità di Roma non era ancora così famosa quando mio padre la fece pubblicare da Fògola col titolo Il pianto di Roma – Lettera a Leone X.

Mi ricordo che nell’appartamento di Madonna di Campiglio mio padre scrisse una parte del Bach, lamentandosi della vicina del piano di sopra e dei suoi tacchi forse troppo alti per essere a 1500 metri sul livello del mare.