Dalla parte dei vinti
Il fascismo? Fummo italiani.
Eravamo fascisti per obbedienza, o familiare, o nazionale, o dinastica. Perciò non accetto che mi si dia del nazifascista o, peggio, del nazista.
Nonostante sia trascorso più di mezzo secolo dal crollo del fascismo e dalla fine del secondo conflitto mondiale, siamo davvero convinti di sapere come andarono effettivamente le cose? Il tanto discusso dopoguerra italiano può considerarsi concluso?
Piero Buscaroli, critico musicale, scrittore e giornalista non ne è affatto convinto e ha deciso di aprire la sua valigia di carte, documenti inediti e ricordi troppo a lungo taciuti per raccontarci il suo Novecento.
Adolescente romagnolo con la passione per il pianoforte, assiste con stupore a fianco del padre Corso, insigne latinista, al naufragio «non casuale» del 1943-45, che precipitò l’Italia in una spirale di guerra e violenze. L’interpretazione di eventi come la «congiura» del 25 luglio contro Mussolini, la dissoluzione militare e civile dell’8 settembre, l’occupazione tedesca e i «crimini dei vincitori» ci restituisce l’immagine di un Buscaroli «schierato a vita», cittadino coatto di una «ex nazione». Le sue «passeggiate fuori dalle solite strade della storiografia dominante» lo portano poi a visitare luoghi simbolo del Novecento come il Giappone e la Germania del dopoguerra, il Vietnam del 1966, la Praga del 1968, senza rinunciare agli incontri, che si susseguono in questi anni, con presonaggi altrettanto significativi, da Ezra Pound a Dino Grandi, dall’ambasciatore giapponese Hidaka – l’ultima persona che ebbe un colloquio con Mussolini prima dell’arresto ordinato dal re – al dittatore portoghese Salazar.
Come in una rapsodia a lungo studiata, gli argomenti e gli spunti polemici «disperatamente difformi» disegnano i confini via via più precisi di una tragedia insieme personale e collettiva, che ha segnato nel profondo la coscienza contemporanea. Per Buscaroli, il revisionismo delle verità osteggiate e sepolte dal pregiudizio ideologico si è fatto imperativo morale, mentre lo spirito di contraddizione da cui si sente mosso diventa strumento essenziale di libertà. In una felice mescolanza di cronaca giornalistica e documento storico, Dalla parte dei vinti riesce a unire alla scrupolosa e talvolta inedita ricostruzione di fatti decisivi dell’ultimo cinquantennio il ritmo apppassionato e mai pretestuoso del feroce pamphlet politico. Che farà discutere.